Con l'arrivo dell'estate, la mente stressata e stanca cerca sempre, forse più che mai, il modo per svagarsi e quando è in vacanza vuole evadere in mondi che non ci appartengono, per tempo, luoghi e, perché no, mistero. Non vogliamo necessariamente il resoconto di squarti e torture, ma vogliamo un bel mistero, finto, dove possiamo correre pericoli rimanendo fermi senza soccombere noi stessi al caldo.
Il caldo che da alla testa e fa essere più vicino alla violenza, forse più essere esorcizzato davvero, accanto a un buon libro, magari dove bisogna risolvere enigmi, salvare persone da morte certa, scoprire l'assassino...
Io sono dell'idea che l'estate sia infatti o il periodo perfetto per leggere un bel giallo, oppure un bel libro giapponese.
Sarà per quello che, con tutto il caldo che è arrivato a preannunciare l'estate, l'ultima volta che sono entrata in libreria, oltre al regalo di compleanno per un'amica sono uscita con due regali per me: La figlia del Boia e Il ristorante dell'amore di Ritrovato (prestato a mia madre, non amante di saggi, storie a sfondo storico e lettrice di Sveva Casati Modigliani che "racconta storie lunghe una vita").
Li presi entrambi per due motivi: il primo perchè ero curiosa di vedere come scriveva un tedesco un giallo storico nella sua terra e come questa venisse dipinta e l'altro perchè ero curiosa di vedere come una storia che di solito piace a mia madre veniva interpretata da qualcuno della cultura del Sol Levante, immaginandolo molto più apprezzabile di come io reputo quel genere di letteratura scritta da noi. Sì, i giapponesi hanno un modo di raccontare e di esprimersi che evita certi leziosi meccanismi ipocriti e falsi (lo so che sono sinonimi, ma hanno sfumature diverse) che vengono invece vomitati nella letteratura giapponese.
Ed è della Figlia del Boia di cui voglio parlare.
Il caldo che da alla testa e fa essere più vicino alla violenza, forse più essere esorcizzato davvero, accanto a un buon libro, magari dove bisogna risolvere enigmi, salvare persone da morte certa, scoprire l'assassino...
Io sono dell'idea che l'estate sia infatti o il periodo perfetto per leggere un bel giallo, oppure un bel libro giapponese.
Sarà per quello che, con tutto il caldo che è arrivato a preannunciare l'estate, l'ultima volta che sono entrata in libreria, oltre al regalo di compleanno per un'amica sono uscita con due regali per me: La figlia del Boia e Il ristorante dell'amore di Ritrovato (prestato a mia madre, non amante di saggi, storie a sfondo storico e lettrice di Sveva Casati Modigliani che "racconta storie lunghe una vita").
Li presi entrambi per due motivi: il primo perchè ero curiosa di vedere come scriveva un tedesco un giallo storico nella sua terra e come questa venisse dipinta e l'altro perchè ero curiosa di vedere come una storia che di solito piace a mia madre veniva interpretata da qualcuno della cultura del Sol Levante, immaginandolo molto più apprezzabile di come io reputo quel genere di letteratura scritta da noi. Sì, i giapponesi hanno un modo di raccontare e di esprimersi che evita certi leziosi meccanismi ipocriti e falsi (lo so che sono sinonimi, ma hanno sfumature diverse) che vengono invece vomitati nella letteratura giapponese.
Ed è della Figlia del Boia di cui voglio parlare.
La figlia del boia
di Oliver Pötzsch è un ottimo esempio di giallo rinascimentale (in questo caso tedesco).
Ambientato nella città di Schongau, Baviera, la morte misteriosa di un bambino da inizio a un'assurda (sicuramente - forse- per i giorni nostri) caccia alle streghe che vede come seconda vittima la levatrice della città: Martha Stechlin con cui il bambino era solito rimanere assieme ad altri orfanelli, in quanto unica figura femminile e amorevole che dava loro attenzione.
Ad avvalorare la tesi della stregoneria abbiamo un segno che fin da subito è legato alla magia.
Il boia, Jacon Kuisl, e il medico, Simon Fronwieser, della città non sono però convinti della colpevolezza della donna e cercano di salvarla, affrontando le voci, le dicerie e le paure della gente del posto.
Nella storia poi va a delinearsi una terza protagonista, una voce femminile, quella della figlia del boia, la Madfalena che aiuterà i due uomini a scoprire quale è la verità, mentre gli eventi precipitano sempre.
Personalmente, da amante dei libri di Ellis Peters, brevi e comunque completi, non ho trovato nulla di recriminabile sulla lunga e dettagliata storia che invece ha scritto Pötzsch. L'autore tedesco ha scritto di ottimi personaggi e dei bei dialoghi (anche se sono morta dal ridere quando c'è stata l'uscita "ma noi ci amiamo"). Ha voluto dare lustro ad alcune personalità, riscattandole, e anche parlare di un tema molto delicato per l'epoca e che per noi è quasi ammantato di qualcosa di davvero magico: la stregoneria, legato a doppio filo alla misoginia imperante nella società.
Non si sofferma sull'amore per il truculento, ma piuttosto sulle reazioni della popolazione e dei singoli su quello che è l'argomento. Da chi si schifa a chi si appassiona.
Tutto quello che spinge i personaggi della storia ha un che di credibile e perfettamente comprensibile dal lettore che quindi partecipa in tutti gli aspetti della storia, dalla sete di giustizia, agli affetti, all'interesse personale, fino alla stessa paura; anche la sete di sangue di per sèénonché è alla passione per la tortura senza un vero motivo.
Personalmente l'ho trovato avvincente, tanto da non riuscire a staccarmi dalla storia. Personalmente l'avevo evitato in libreria per il titolo (visto le scottature che avevo ricevuto in passato sui libri con titoli del genere e quarte di copertina simili) ma poi mi sono fatta convincere dalla mia sete di narrativa che sta riaffiorando dopo che quella dei saggi è stata in parte soddisfatta. Volevo qualcosa che risultasse piacevole, senza avere troppe speranze e La figlia del boia
è risultato essere un libro davvero sorprendente su questo punto di vista.
Dico solo che, infatti, aspetterò la fine di luglio e mi comprerò La figlia del boia e il monaco nero
o, per immergermi in un altro mistero della Baviera del XVII secolo senza però sensi di colpa visto le numerose cose che avrei dovuto fare invece di leggere. In questo caso ci saranno i Templari e i loro tesori: mi divertirò un mondo.

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