Sinceramente, detto tra noi. Non sono una grande amante delle storielle rosa.
Non sopporto le donnette che trovano l'amore nel primo amore.
Non sopporto chi torna con gli ex dopo terribili traguardi.
Non sopporto chi crede a scempiaggini tipo "sposo lei ma amo te" (questa citazione la metto dopo il conato di vomito che mi è venuto dopo una recente pubblicità di un certo sceneggiato spagnolo che sta piacendo tanto).
Diciamocelo: c'è così poco sentimento nella nostra vita reale che pure le pantomime vanno bene alla maggior parte delle persone.
Personalmente, però, se non c'è un vero pathos, dei veri moti che scombussolano la via delle persone (e la stronzetta turno NON è di certo tra questi), io non le reggo.
Poi c'è letteratura rosa e letteratura rosa.
Perché diciamocelo: Anna Karenina non è letteratura rosa, ma è Letteratura Rosa.
In effetti i grandi polpettoni russi di Toistoj ebbero un grande successo perché parlano di amore, guerre e infinite passioni. I russi si rivedono in Guerra e Pace, Anna Karenina tutte le donne dal matrimonio sbiadito, i fratelli Karamazov sono più appassionanti di Shamless o Gomorra, o qualunque altra roba della TV. Insomma: quando i russi decidono (ammetto che non conosco la letteratura russa contemporanea, quindi voglio dare loro il beneficio del dubbio e non mettere decidevano), la facevano piena di personalità appassionate e appassionanti.
Ma Toistoj è l'ultimo di un breve periodo florido per la letteratura russa. Né tanto meno lo era Dovstoevski (che per chi li conosce, è giusto che sappia che io mi trovo più incline a leggere quest'ultimo, per quanto non possa non dare meriti all'autore delle grandi epopee).
Periodo iniziato pochi decenni prima e che vede nel suo massimo esponente in un autore simile e lontanissimo dal conterraneo.
E io, lo ammetto, amo Puskin. Più di quanto non amerò mai Toistoj.
Di famiglia nobile, Aleksandr Sergeevič Puškin fu un poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo. Capirete che in quel periodo potevi essere tutto questo solo se eri di buona famiglia. E lui lo era. Era anche figlio d'arte, in un certo senso, avendo da parte di madre altri letterati.
Ma è lui che viene tutt'oggi considerato il fondatore della lingua letteraria russa contemporanea.
Sicuramente è un meraviglioso esponente del romanticismo russo.
Su consiglio di un'amica, tempo fa lessi, dell'Adelphi, La dama di picche e altri racconti
.
Quelli dell'Adelphi ci tengono a rammentare che è una traduzione di Tommaso Landolfi. Chi è Landofli? Mi verrebbe da dire "guarda wikipedia come tutti noi i mortali", ma per ora basti sapere che è stato un grande letterato tanto che è considerato uno dei nostri maggiori autori contemporanei, anche se aveva uno stile forse un po' troppo ricercato per la massa italiana (scusa Gaber, ma ormai...). Probabilmente era grande davvero, anche perché, diciamocelo, un buon traduttore è fondamentale per cogliere l'essenza di un'opera, se non siamo così fortunati da parlare tutte le lingue del mondo.
Per sapere altro su Landolfi... guarda Wikipedia come noi i comuni mortali.
Quelli dell'Adelphi ci tengono a rammentare che è una traduzione di Tommaso Landolfi. Chi è Landofli? Mi verrebbe da dire "guarda wikipedia come tutti noi i mortali", ma per ora basti sapere che è stato un grande letterato tanto che è considerato uno dei nostri maggiori autori contemporanei, anche se aveva uno stile forse un po' troppo ricercato per la massa italiana (scusa Gaber, ma ormai...). Probabilmente era grande davvero, anche perché, diciamocelo, un buon traduttore è fondamentale per cogliere l'essenza di un'opera, se non siamo così fortunati da parlare tutte le lingue del mondo.
Per sapere altro su Landolfi... guarda Wikipedia come noi i comuni mortali.
La Dama di Picche è di per se una storia di una grazia e una bellezza meravigliosa. Mi innamorai di Puskin leggendo i tre racconti presenti nel libro.
Da allora è sempre stato uno dei miei autori preferiti e non solo perché stimo enormemente chi è capace di scrivere dei bei racconti, ma anche perché quelle poche pagine erano appassionanti.
La dama di Picche, l'Uomo di posta ed Il fabbricante di bare sono tre gioielli.
Non credo, in effetti, che Puskin abbia mai scritto dei mattoni (per peso) del livello di Toistoj e fino alla Figlia del Capitano, non avevo mai pensato neanche che potesse piacermi come scrittore di romanzi.
Fors' anche perché non pensavo che ne avesse scritti. Intendiamoci: magari lo avrebbe fatto, se non fosse morto in maniera estremamente stupida (come lessi appunto nel libro dell'Adelphi in un bel testo, indovinate di chi? Sì, di Landolfi)
Poi ho trovato questo libo e, poltre ai tre racconti precedenti, lessi altri racconti e il romanzo La figlia del Capitano.
Questo libro, La figlia del Capitano e altri racconti
Era da tanto che cercavo qualcosa di Puskin, ma non riuscivo a trovare nulla.
Spesso le librerie sono crudeli con me.
Nei fatti, ogni racconto è palesemente figlio della Russia come è figlio della Russia l'opera di Toistoj. In più nel pieno stile romantico, dove passioni e l'onore sono al centro di ogni cosa.
Nel racconto Un colpo di pistola, abbiamo l'onore cavalleresco e l'amore romantico in un resoconto dalla storia di un uomo che aspetta anni prima della sua vendetta, creando un personaggio cupo e affascinante.
La Tormenta è invece la classica storiella d'amore con finale a sorpresa. Credo che sia una storia che col tempo è stata ripresa in mille versioni diverse, se non è lei stessa un rifacimento. Il classico innamoramento, matrimonio segreto, scambio di persona e lieto fine. Non è il massimo della narrazione, ma è leggero, piacevole, e irragionevolmente ottimista.
Il fabbricante di barre è quasi una storia horror e onirica che sembra essere quasi ancestrale, riprendendo le storie oniriche e horror del loro tempo. Sì, sto pensando a Poe, solo che lui è precedente a Poe.
Il maestro di Posta mi ha fatto pensare. Già la prima volta che lo lessi mi fece pensare. Come la tormenta, questa è la classica storiella d'amore, se non raccontata da qualcun altro. La storia infatti è raccontata da qualcuno che è un mero visitatore che conosce il maestro di Posta e scopre della perdita della figlia. Ora, qui si vede che è una storia d'amore perché ha il lieto fine della figlia, ma sinceramente hai l'oblio dell'ignoranza dei fatti che rende la storia velata del romanticismo dell'immaginazione.
La contadina padrona. Altra storielle classica dove ci sono degli scambi di persona, dove la curiosità e l'innocenza femminile vengono un po' prese in giro dall'autore, ma ha creato una storiella divertente che che con il lieto fine e le giovani protagoniste femminili (sicuramente primo indirizzo delle sue opere) sono legate al filo logico di un sentimentalismo tipico a soddisfare un'immaginazione femminile addomesticata all'amore imbecille. Scusate, ma su questo scenario preferisco di più un'Anna Karenina che affronta il buon costume della società lasciando il marito per amore, piuttosto che le stupide ragazzine che vengono addomesticate agli maori leggeri. La passione della Karenina è viscerale, quello di Mar'ja, Dunja e Liza (servetta compresa) lo trovo solo di circostanza, avventato e troppo frivolo. E io neanche da bambina sono mai stata frivola. Di pro, sono spensierate, non si fanno condizionare da (inesistenti nella storia) opinioni e giudizi altrui e vivono appieno i loro sentimenti, il che comunque è apprezzabile.
Storia del villaggio di Goriuchino è un po' il riassunto generalizzato (e quasi allegorico) di quello che è successo a molti villaggi non solo Russi, ma un po' in tutto il mondo.
Storia del villaggio di Goriuchino è un po' il riassunto generalizzato (e quasi allegorico) di quello che è successo a molti villaggi non solo Russi, ma un po' in tutto il mondo.
Personalmente, la mia preferita è sicuramente la Dama di picche che ha un che di onirico e oscuro dove Herman rimane soggiogato dall'idea di un segreto per vincere al gioco d'azzardo, che lo spinge ad agire d'azzardo e ne rimane scottato.
Si conclude con una piccola e dilettevole raccolta di racconti che sono ufficialmente messi nell'opera di un nobiluomo.
Poi c'è La figlia del capitano.
La figlia del capitano, tale , non è la vera protagonista della storia.
A parlare è Pëtr Andréevič Grinëv, il protagonista del romanzo, unico figlio di un nobile ufficiale a riposo che sin da prima della sua nascita è sergente della Guardia imperiale.
Quasi diciassettenne viene mandato dal padre al reggimento per cominciare davvero la sua carriera militare finendo quindi nella fortezza di Belogorsk, un villaggio disperso nella Russia sud orientale.
Nel viaggio incontrerà Zurin, un capitano di reggimento che gli vincerà 100 rubli, e un vagabondo che lo salverà dalla tempesta e a cui regalerò per simpatia e gratitudine un pellicciotto di coniglio (ignornado le proteste del suo attendente, Savél'ič).
Alla fortezza incontrerò quindi Maša, la figlia del capitano Ivàn Kuz'imič e della moglie Vasìlisa e del quale ben presto si innamora.
La situazione poi precipita e possiamo dire che Grinëv riesce ad aver una buona quantità di fortuna, ma comunque meno di certi personaggi di romanzi militari/polizieschi dei nostri giorni. Anzi ha tutto sapore di altri tempi (in fondo lo erano, visto pure che è un racconto ambientato nella metà del '700 (e l'autore lo scrisse negli anni '30 nel secolo successivo ed entrambi sono ben lontani dai giorni nostri) ricordando in un certo senso I Tre Moschettieri (digli di una letteratura di avventura molto simile) ma che comunque tiene in sé una certa drammaticità e tensione emotiva. Una storia d'amore ben orchestrata all'interno di un conflitto dove alla fine i due innamorati altro non vogliono che il bene l'uno dell'altra.
Non so se c'è anche in altre edizioni, ma in quella del 2004 c'è un capitolo omesso dall'editore che da un senso ancora più amaro nella storia, con riflessioni intense da parte del protagonista.
Non so se c'è anche in altre edizioni, ma in quella del 2004 c'è un capitolo omesso dall'editore che da un senso ancora più amaro nella storia, con riflessioni intense da parte del protagonista.
Insomma.
Puskin come Toistoj scrive di storie d'amore, in fondo. Ma la differenza tra lui e i libricini rosa sono sono le tensioni che sa trattare nelle storie lunghe 200 pagine, come la leggerezza senza pretese e senza, per forza, profondità forzata nei personaggi, pur sapendo dare sempre delle suggestioni interessanti.
Puskin come Toistoj scrive di storie d'amore, in fondo. Ma la differenza tra lui e i libricini rosa sono sono le tensioni che sa trattare nelle storie lunghe 200 pagine, come la leggerezza senza pretese e senza, per forza, profondità forzata nei personaggi, pur sapendo dare sempre delle suggestioni interessanti.
Sapeva di essere un bravo scrittore? Sicuramente. E sicuramente lo era.
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