venerdì 10 novembre 2017

Gli anni '80 non sono mia stati così belli

Sul serio, parliamoci chiaro. Chi ci è nato e chi ci è vissuto lo sa: gli anni '80 erano oggettivamente una merda sul piano estetico. Non ci si accorgeva dello schifo? Vero, ma ti viene da piangere a ripensarci o rivedere certi reperti.
Persino i bambini erano orribili e i bambini sono sempre bellissimi.
E io ero una bambina, quindi mi insulto, ma a ragione.
Poi la mia generazione è cresciuta e come noi siamo stati costretti a vedere robaccia ambientata negli anni '70, ora tocca ai "figli dei nostri fratelli maggiori" dovranno sorbirsi i nostri tempi.
Per fortuna ci sono delle chicche spettacolari.
IT, ad esempio, è un film horror che dimostra palesemente come se dei ragazzi sono rappresentati in maniera contemporanea sono diversi da come è l'interpretazione dei costumi se il film è fatto trent'anni dopo. E ci ha guadagnato. 
Ma non voglio riparlare di IT, ma di un'alta perla.
Degna figlia dei Goonies, come già l'ho definita a suo tempo, Stranger Things è la serie anni '80 più anni '80 che potevano fare, ma che allo stesso tempo è un fantascientifico di livello.

Ma non starò a riparlare della storia sin dall'inizio, ci sono troppi siti che ne trattano (primo tra tutti...) e io ne ho parlato in precedenza, ma piuttosto il commento a caldo della seconda serie.
Purtroppo l'ho vista a pezzi e non mi sono goduta la maratona che in molti saranno sicuramente riusciti a fare (Dio, come vi invidio!) e ora paleserò al mondo la mia sola opinione.

E' la classica seconda serie, quella che si può definire una serie cuscinetto.

Nella prima serie, infatti, si vede che c'è molta più definizione di tutti i personaggi. In questa serie invece si sono guardati attorno e hanno deciso come procedere in futuro. Avevano palesemente bisogno di mettere ulteriori personaggi che aiutavano a proseguire e ravvivare la storia e non farla morire in maniera indegna, nell'eventualità - soprattutto - che questa sarebbe proseguita per un certo numero di serie: anche solo tre. Visto che, se non ricordo male, hanno deciso di proseguire fino alla quinta, capirete che c'era bisogno di... carne fresca.

Personalmente ho trovato piacevolezze e qualche noia.

E qui cominciano un paio di spoiler. Se non volete leggerli, guardate subito l'ultimo paragrafo.

La Ryder non mi è mai piaciuta come attrice, e vabbeh.
David Harbour, non ho ancora capito dove l'ho già visto o se invece ha solo una faccia comune, ha una figura più marginale della prima serie, ma comunque piacevole.
I Quattro ragazzini dell'Ave Maria mi sono piaciuti come nella prima serie, e sono effettivamente cambiati come si dovrebbe cambiare in un anno di vita.
Undici è deliziosa come al solito. Personalmente non vedo l'ora di vederla recitare da qualche altra parte.
I tre del Triangolo No adolescenziale sono identici a prima nel carattere e nelle dinamiche. Diciamo che gli autori hanno voluto strizzare l'occhio alla coppia latente della prima serie, ma allo stesso tempo hanno fatto davvero qualcosa di delizioso con il "Re". Personalmente nella prima serie quasi c'ero rimasta male che non fosse morto, ma alla fine di questa seconda serie devo ammettere di essere una sua fan. Anzi: lo preferisco all'artista che, diciamocelo, per quello basto io (e non serve conoscermi per commentare "che cretina", tranquilli, me lo dico da sola). Concludo con loro dicendo che lei... è trascurabile, ma in linea con il personaggio e non ha cadute di trama.
I nuovi personaggi sono relativi in importanza e piacevolezza.
La sorella di Undici e i suoi amici sono del tutto trascurabili e subalterni alla spiegazione di come Undici torna a casa. Le serviva una evoluzione e una presa di posizione e sono serviti allo scopo. Concordo con tutti quelli che dicono che il settimo episodio sia il peggiore della serie, perchè davvero rasenta l'assurdo. Li fai vedere dieci secondi all'inizio della prima puntata e poi vomiti tutto in quella. Dovevano farli vedere di più, per le dinamiche di gruppo e l'ossessione della vendetta di Otto, o qualunque altra cosa... Ma magari miglioreranno.
Poi c'è Sean Astin, ex Goonnies. Dico solo che ci sono rimasta male, quando il personaggio è morto... Non tanto per l'attore in sè, perchè i miti ci rimangono stretti, ma proprio per il suo personaggio che ho trovato adorabile. Mi aspettavo morisse (doveva morire qualcuno e lui era perfetto), ma ci sono rimasta male comunque.
Anche le new entry effettive: Max e fratello, sono risultati piacevoli. Lei ha un personaggio in cui è facile rileggersi, e il fratello... lo ammetto: lo volevo veder soffrire. Con Max, per fortuna, si risolleva la presenza femminile che è davvero bella soltanto con Undici e che può essere un bell'archetipo.
Il dottore... diciamo che per ora gli do il beneficio del dubbio.

Per il resto, è una storia molto, molto, mooolto lenta, anche se bella. Fatica a carburare per poi fare tutto negli ultimi due episodi. Il che andrebbe bene, se non desse l'impressione di non finito. Avevano bisogno di un nuovo mostro cattivo e ora lo hanno delineato. Dobbiamo solo vedere come continua.
E incrociare le dita: personalmente non so se mi sarebbe piaciuta se fosse stata la prima, ma sapendo che le seconde hanno dei rallentementi... la consiglio a tutti quelli che amano la prima serie perchè a ben vedere non deluderà!

domenica 5 novembre 2017

7-Zip File Manage e i file troppo lunghi

Tempo fa avevo recuperato dei vecchissimi fumetti americani in formato digitale (e lingua originale... vabbeh). Ottima cosa, a essere onesta, se non fosse che non potevo spostarne alcuni per l'eccessiva lunghezza dei nomi. Vai tu a capire quella gentaglia che li mette online (grazie ragazzi!!!!!!!!)
Con il recupero di due HD da vecchi computer e dopo averli liberati e ripuliti (come presente nel post precedente, usando però il programma HDD LLF Low Level Format Tool) e, nonostante abbia trovato assolutamente comico (nel senso triste del termine) che abbia delle chiavette con più capienza di loro (soprattutto del primo), ho deciso di depositare quei file in uno di loro e liberare spazio che mi serve per lavoro.
Il problema, che non ricordavo, era proprio quello dell'estensione del nome del file. Il problema è che, può capitare per qualche arcana ragione che solo un nerd può sapere, che non si riescono a modificare i nomi
Ovviando a tutte le procedure e i percorsi che ho fatto, consiglio immediatamente 7-Zip File Manage.
Si scarica il programma, lo si installa, lo si attiva, si cerca il file incriminato dall'orrido crimine di non farsi cambiare il nome e... cambiarlo. Alla stessa maniera in cui faresti di solito.
Da lì, si può dare a Cesare ciò che è di Cesare, ovvero fargli fare la dannata dine che deve fare: cancellarlo, spostarlo... 
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Non credo ci siano altre cose da fargli fare.


Qui sotto un paio di fonti.

domenica 22 ottobre 2017

IT, ovvero: chissà perchè a tutti fa paura sempre e solo il pagliaccio di McDonald


lamiasolaopinione.iobloggo.com


In occasione dell'uscita di IT, in molti hanno organizzato un evento per poterlo vedere con i fan. Un esempio è Paola Barbato, autrice italiana che so aver fatto l'evento a Milano "IT per Talebani". Per lei tanto di capello l'idea di organizzare qualcosa a Milano invece di preferire l'attuale città di residenza.
E proprio dal suo "IT per Talebani" che voglio partire.
Il suo intento è palese: era per coinvolgere i fan di IT. Quel genere di fan che in Giappone verrebbero (credo ancora) chiamati Otaku.

E, ragazzi, io non lo sono. Quindi il mio commento non sarà come uno qualunque di loro.
Per lo meno non lo sono di IT.
lamiasolaopinione.iobloggo.com

Non ho mai letto il libro ed è troppo grosso per cimentami, fors'anche perchè in questo periodo ho cominciato tutto anche la serie completa di Guida Galattica per Autostoppisti (una figata, ma ne parlerò).
Ho visto il film degli anni '90 in un età forse troppo precoce ma, ad essere onesti, possiamo dire che non mi ha mai impressionato. Ma io da piccola rientravo nella categoria "bambine coraggiose e non impressionabili", forse... o semplicemente, conoscendo il clown del McDonald, quello di IT non era niente.
Fatto sta che non ero particolarmente interessata a vedere IT, fors'anche perchè ero così delusa da L'Uomo di Neve, da non voler andare al cinema per un po'. Poi però un mio amico mi ha invitato e mi sono fatta convincere. 
Fors'anche perchè lui paga il cinema, io da bere e passiamo una bella serata demolendo o facendo i complimenti al film in questione.

Ma passiamo al commento. 
Consiglierei mai questo filma a qualcuno?
Sì e No.

No se sei un fanatico di IT, visto che ci sono delle modifiche che, non so quanto siano colossali, ma sicuramente sono palesi e che un purista (e quindi fanatico) non gradirebbe e, per quel che ho visto e sentito a fine proiezione, non ha gradito.
Se non siete un fanatico o, meglio ancora, non avete MAI visto i film precedenti o letto il film, allora sì.
Sì perchè è un horror notevole.
Puoi rimanere sconvolto come si deve dalla morte di Giorgie (e nella sala tutti volevano urlare "Non uscire, Gigino!!"). Certo, anche uno che non conosce IT, capisce che non farà una bella fine quel bambino, visto che compare sin dall'inizio, ma non ci stai così male.
Poi ci sono la freschezza dei protagonisti. Quei ragazzini permettono scene che se fossero adulti sarebbero orripilanti e faziose, mentre con loro sono decisamente divertenti. Non voglio farvi degli esempi, vi dirò soltanto che la sala ha riso.
Le scene divertenti e quelle che ti fanno salire l'adrenalina sono ben congegnate, facendo diventare un bel mix il film che risulta piacevole nonostante la durata.
Personalmente ho trovato alcune cose trascurabili (ma ho sentito che il resto della platea ha apprezzato - per paura, sorpresa o simpatia) ma comunque non era male.
Le critiche, ovviamente, ci sono.
  • Bill Skarsgård si rifà troppo ai Clown che lo hanno receduto: sicuramente a Mr Nicholson
    (al quale comunque si rifanno tutti per fare un cattivo decente su quel genere), un po' anche a Tim Curry e a Heath Ledger (che si rifò a Nicholson, ma è - pardon era - una versione più figa e giovane ed è uno dei pochi che ha reinterpretato adeguatamente il Joker - un giorno ne parlerò, forse, perchè la cagata della maledizione del Joker ha rotto da un pezzo: tutta la grandezza del joker contemporaneo viaggia di rendita dal film del 1989, rinvigorito un po' poi di vent'anni dopo).
  • Si vede forse troppo che l'estetica degli anni '80 è plasmata in modo che sia più apprezzabile per chiunque abbia un minimo di buon gusto, o comunque un estetica anche solo di 10 anni più giovane (figuriamoci più di 30).
  • L'attore che fa Billy doveva recitare meglio. Ho discusso con il mio amico e lui lo ha difeso dando ipoteticamente la colpa al doppiatore o alla regia. Per me doveva recitare meglio.
  • La citazione di Superman, a omaggio per la prima Annette O'Toole, prima Beverly adulta, nonché Lana Leng di Superman III... carina ma un po' leziosa. Ora, non so se esiste nel libro, ma sicuramente evitabile (anche se hanno scelto bene l'attore del farmacista maniaco).
  • La scena di Beverly nel bagno, col padre e It... una caduta rispetto al resto del film.
Un altro ragionamento sta nella questione Clown spaventoso.
Quell'It non è spaventoso.
Tutti quelli con cui parlo concordano con me: nessun clown è spaventoso, al di fuori di quello del McDonald. Bill Skarsgård doveva ispirarsi a lui. 
Decisamente.

Da quando sono piccola è l'unico pagliaccio spaventoso e infatti il mio amico, quando gliel'ho detto ha concordato dicendo che "insomma, quelli del McDonald dovrebbero decidersi a sostituirlo".

Io so solo che, visto che la proiezione era durante l'orario di cena... all'apice della fame ho cominciato a fare ragionamenti del tipo: "Ho voglia di un hambuger... ma la carne la voglio ben cotta. Sì, decisamente ho voglia di carne, ma ben cotta: nulla al sangue che a me non piace".

Concludendo: il film lo consiglio con remore, ma lo consiglio. 

Vi ricordo, però... che ovviamente ci sarà una seconda parte. Quella dei bimbi-minkia adulti.

domenica 15 ottobre 2017

Orrore al cinema: L'uomo di neve

Non fatevi ingannare dal titolo del post. Non parlo della paura che mi ha fatto L'Uomo Di Neve di Tomas Alfredson, ma piuttosto del ribrezzo che mi ha suscitato.
Venerdì sera infatti, sono andata ala cinema con un paio di amici, incuriositi dal film: se è tratto da un best seller di Jo Nesbø, magari qualcosa di decente ce l'ha. La trama è la classica di un giallo: serial killer da stanare, un solo uomo che può risolvere l'enigma. 
Personalmente sono andata a vederlo solo perché, pur sapendo che non mi avrebbe entusiasmato, pensavo almeno che sarebbe stato un film piacevole. 
Mi immaginavo qualcosa di simile a un film della serie televisiva Stone (che non fa schifo, ma non è altro che una serie di film tv tratti da una serie di romanzi e che di certo non avrebbero mai potuto reggere una storia "da cinema"), non pensavo fosse peggio.
La storia è raffazzonata, banale e scialba.
Speravo che l'inizio fosse collegato alla vita personale del protagonista, per renderlo tormentato per un motivo, ma nella storia sembra solo un imbecille che beve troppo e basta.
Sicuramente da quelle parti, su nel vero nord, ci sono donne che fanno giocare i propri figli in parte alla casetta dove ci sta un barbone ubriaco morto assiderato... a casa mia chiami la polizia...
A metà della storia volevo uscire, il mio tempo vale molto di più del biglietto e quelle due ore nessuno me le ridarà, andare a mangiare un panino e aspettare che i miei amici uscissero. Non l'ho fatto solo per l'unico elemento davvero bello che c'è: il paesaggio. Però tanto vale guardare un documentario sulla Norvegia, non pagare decisamente troppo per un film che definirei come:
- banale
- mediocre
- raffazzonato
- con talmente tanti stereotipi da far accapponare la pelle
- irritante
- con più scene senza senso che con una vera logica (il poliziotto che piange la morte della collega scomparsa in primis)
e soprattutto...
NOIOSO.
I personaggi sono stereotipati nel peggior stile di poliziesco di terz'ordine.
Le battute sono scialbe e banali.

L'unica scena che ho pensato fosse carina, magnifico paesaggio a parte, se non mi fossi illusa fino a quasi all'ultimo, avrebbe dovuto far capire subito chi era l'assassino.

Sul serio, i personaggi sono senza spessore, ripetono cose già viste e pure nel peggiore dei modi possibili. 
Immagino che il libro sia migliore e che abbiano appiattito tutto per poterlo mettere sul grande schermo (ma è terribile fare un film del genere se non come film tv... anzi, è mediocre anche per quello).

Personalmente, forse, credo di essermi fatta fregare dall'idea della neve...

RISPARMIATE QUEI SOLDI: NON ANDATE A VEDERLO. ASSOLUTAMENTE!!

martedì 5 settembre 2017

Letture autunnali all'insegna del Giappone

Non fatevi prendere in inganno dal titolo. Non parlerò di più di una lettura, perchè l'altra (Il Fucile Da Caccia) è un altro paio di maniche.
In questo post voglio parlare di un solo libro: Il ristorante dell'amore Ritrovato di Ito Ogawa.

Il libro è un interessante e breve racconto di una giovane donna che, tornata a casa, scopre che il suo grande amore se n'è andato, portando via tutto. Non solo le cose che appartenevano a lui, ma anche quelle che erano di proprietà della protagonista.
Ringo allora decide subito di tornare al paese natio dove la madre le concede di rimanere e le concede il prestito per aprire un ristorante. 
Dopo pochi mesi, grazie allo sforzo congiunto di Ringo e Kuma-san (un uomo più grande che lei conosce sin da piccola e al quale è da sempre molto affezionata, essendo il bidello della sua scuola elementare), finalmente il Lumachino apre i battenti. Sin da subito ha un discreto successo, grazie anche alla voce diffusasi in paese e nei dintorni che la cucina di Ringo faccia veri e propri miracoli.
La storia è in puro stile giapponese.
Per chi non lo sapesse, dovrebbe capire che i giapponesi quando scrivono anche i sentimenti più forti (dolore, rabbia, amore...) riescono sempre a mantenere un certo distacco tale che da un lato non trovi particolarmente asfisiante e dall'altro riesci a esserne comunque pienamente colpito.
In questo caso, forse con un paio di ingenuità, il racconto è perfettamente in linea, quindi nonostante le scene tristi (e ce ne sono o se no non sarebbe giapponese) o quelle serene, tutto rimane in perfetto equilibrio formale. I giapponesi non eccedono ed è la loro grande forza: un equilibrio meraviglioso.
Personalmente pensavo di leggerlo questa estate, ma alla fine non ne ho avuto il tempo e mi sono ritrovata a finirlo (che poi è una parola grossa: a inizio agosto avevo letto meno di dieci pagine) in questi giorni.
Ci sono delle cose che non ho apprezzato, come l'elenco interminabile sulla preparazione di questo e quell'alimento e cose simili che mi hanno fatto capire che, indubbiamente, il fanatismo sulla cucina non è solo un mostro-moda che abbiamo qui in Italia, ma ormai è un incubo che dilaga in tutto il mondo. 
A me piace mangiare, ma non è la mia ragione di vita.
A me piace cucinare, ma non penso di esprimere la mia creatività lì ed essendo una schizzinosa, sono solo attenta a mangiare qualcosa che piace a me e non pretendo neanche di fare la sofisticata con gusti impossibili.
Il tema dell'amore ritrovato, o comunque di sentimenti intensi provati dalle persone e che spingono le loro azioni (o spesso di presentarsi alla porta della donna) sono un tema che rimane presente nell'intera storia.
Posso sinceramente dire  che è un libro piacevole da leggere durante i primi freddi, forse lo sarebbe anche quando il tempo comincia a riscaldarsi, ma posso dire che no, non è un libro da leggere nè in inverno nè in estate. Troppo estreme mal si concilierebbero con lo stile letterario del libro, per quanto l'intensità del racconto sia indiscutibile.
Se non siete appassionati di cucina e non potete fare a meno di leggere tutto quello che la riguarda, of course.
Il libro non da una vera conclusione, ma da un inizio. Perchè questo è il racconto del concludersi di una parte della vita della protagonista e di come trova un nuovo inizio.



lunedì 28 agosto 2017

Disutopie in stile DC: ho voglia di parlare di Nightwing, the new order

Tutti quelli che hanno a che fare con la DC sanno che hanno, insieme al filone principale, le Elseworlds, ovvero dei monti alternativi di cui parlare.
Ce ne sono alcuni di notevole pregio e altri di opinabilissima fattura.
Di recente il principali filoni sono stati Batman Beyond che però ha subito lui stesso una riorganizzazione per un non ben preciso motivo visto che lo hanno davvero messo loro stessi in un altro mondo (ma si sa: la DC non ce la fa ad essere coerente e sono per la maggior parte dei fanwriter di opinabile spessore), e il già più strutturato ma sicuramente migliorabile Injustice: Gods Among Us.
Non comprendo bene le vicende editoriali di Injustice, visto che a volte c'è ogni settimana e poi sparisce per mesi, ma il clone di Bruce lo vedi con scadenza mensile nelle edicole americane.
Ora è apparso un altro Elseworlds, uno dove tutti i supereroi con superpoteri sono stati distrutti da Nightwing che vent'anni dopo ha creato un mondo dove i metaumani (io comunque preferirò per sempre il termine Marvel Mutanti... è più figo) non ci sono più e le strade sono piene dei "poli-Bat" che si sono visti anche in altre pagine DC. E l'ultima puntata del primo capitolo finisce con lui che scopre che 
La storia sembra poter essere il figlio ha gli occhi che si illuminano di rosso forse incandescenti che riportano alla misteriosa madre di cui non si sa nulla. Pure padre single... lui è un altro dei personaggi che proprio non sa come funzionano i contraccettivi.
Anche lui è tipo il comandante supremo di non so cosa, ma ovviamente non essendo il kriptoniano più mascellato dell'universo, lo deve fare in maniera diversa.
Ammetto che ho dato solo un'occhiata e ho notato subito che non c'è Batman, sicuramente morto, non c'è Robin (e con Robin intendo Demien), non c'è Red Robin, non c'è Red Hood e (questo lo si nota subito soprattutto con lui) non c'è Batgirl! Ok, c'è un vecchissimo Alfred, ma lui è il supporto morale, non un combattente e infatti, comunque, per fortuna lo lasciano fedele a se stesso splendendo per lo splendido essere umano che dipingono ogni volta.
Praticamente hanno pensato di fare Injastice con per cattivo Bataman, ma visto che Batman non può perchè non farebbe poi così tanto scalpore hanno preso il puro del gruppo, il primo Ragazzo Meraviglia che ha il peso del mondo sulle sue spalle (quindi come Superman).
Il primo numero crea un'alzata di sopracciglio ma in linea di massima non è da buttare via, anche se sei numeri sono parecchio pochini.
La cosa che più ma inquietato era quando ne sentii parlare la prima volta, leggendo un articolo sul cellulare avendo come segnalazione "Gotham" e a quanto dicevano gli amanti delle acclamazioni si era alzato un polverone di fanatici isterici che non volevano credere possibile a un'oscenità del genere: Dick che distrugge i suoi compagni. Intanto, imbecilli che favoleggiano il grande ammmmmore tra Selina e Bruce, vi ricordo che Dick si è portato a letto pure lei e diciamo che ci dovrebbero essere giusto un paio di remore morali... ma no. Almeno lei in quel periodo ricordava come si prende la pillola.
A parte che ci sarebbe da chiedersi come è riuscito. Il supereroe con il culo più bello di tutti i mondi del fumetto avrà sì doti fantastiche, ma... li ha battuti tutti da solo. Bah.
Il vero scandalo sarebbe sicuramente se il maggiordomo più famoso del mondo (l'unico in italia che lo batte è Ambrogio) fosse quello che distrugge la Lega dei tizi in tuta e stivali fetish...
Per il resto: sembra la solita ipocrisia dove il mondo deve essere ingiusto con gli latri ma non con me.





Questa è la copertina del primo numero
di stampo visibilmente fasci-nazista.
Si parla infatti di un mondo palesemente dispotico
e si sa: c'è chi non riesce a fare nè altri rimandi
nè inventarsi altro, ma c'è da dire che funziona sempre




domenica 13 agosto 2017

La Torre Nera e il grande dilemma del se andare al cinema

C’è sempre un dilemma quando fanno i film dai libri. Almeno per me, ovvio. Il dilemma è semplice: lo vedo o non lo vedo?
Sai già per ovvie cose che il film non sarà mai il libro e non sarà mai così bello, ma magari non ti farà schifo…
Di solito con me non funziona.
Poi c’è la possibilità di vedere il film e pensare di leggere il libro: se il riassunto è così bello… chissà come è l’originale!
Questo è quello che, personalmente, sono stati i miei pensieri su La Torre Nera, tratto dalla saga di Stephen King
La mia fortuna è che, in questo caso, non ho letto la storia. La conoscevo: dopo aver letto La Casa del Buio (di Stephen King e Peter Straub) mi interessai alla questione e lessi online qualche informazione. Mi ripromisi di leggerli, ma non lo feci mai.
King, poi, per molti è una rassicurazione. Se questo autore americano ha anche solo un minimo rapporto con una produzione cinematografica, un libro o qualunque cosa vogliate, vuol dire che è un successo e vanno a vederlo perché i soldi non sono sprecati. 
Ecco. Io non sono di questo avviso. Anzi. Di Stephen King ho letto un libro e una serie di racconti che confermano che sì, scrive bene, ma è meglio che si dedichi ai romanzi.
Con una certa nota di scetticismo e una certa nota di curiosità sono andata a vederlo. 
Con La Torre Nera avevo un altro pregiudizio: Tomorrowland.
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Tomorrowland è uno dei film più noiosi che abbia visto al cinema negli ultimi anni. Film troppo lungo e con troppi tempi morti, alla fine se metti insieme le parti dove succede qualcosa, invece di starci due ore, lo guardi in mezzora.
Dopo aver visto La Torre Nera posso rassicurare a chi non ha letto i libri di andarlo a vedere e di godervelo. Il film è palesemente un riassunto se non del primo libro, sicuramente di un paio. Ci sono delle indubbie leggerezze nella trama, ma la storia per fortuna è scorrevole, carina e senza non rischi di annoiarti. 
È di novantacinque (95) minuti ed è senza lode ne infamia. I personaggi principali sono pregevoli (come del resto devono esserlo se sono presi da un soggetto di Stephen King), anche se personalmente avrei tralasciato le scene alla Matrix che però so che al grande pubblico piacciono tanto e la questione dell’Uomo in Nero che ormai rivede così tanto il concetto dell’uomo cattivo senza una vera ragione che in verità rasenta il banale. Insomma, persino l’ultimo Joker cinematografico (che poi risulta banale e mal strutturato) se lo piazzi lì risulta essere identico. Perché nessuno fa più bene i cattivi? La banalità del male è nel male che c’è nell’uomo comune, non nel cattivo di un film...
Per il resto, sì: merita la scappata al cinema. Soprattutto vista la moria di sceneggiature decenti.

mercoledì 12 luglio 2017

Il grande mistero della connessione internet non funzionante

Checchè certa gente pensi, non serve essere un genio per poter far funzionare un pc e risolvere i problemi.
Il problema è quando si incorre nelle soluzioni più Nerd. Per quanto siano le più gettonate.
Questa è una di questo genere di storie: perchè non serve una laurea in Ingegneria Informatica, basta solo leggere e interpretare le indicazioni date.

Negli ultimi giorni infatti sono letteralmente impazzita per colpa della connessione internet.
In verità, di connessione internet non si parlava, ma di poter navigare nella pattumiera rete. E io amo il trash della rete e non posso farne a meno. Soprattutto, però, mi serve per lavorare...

Lasciamo perdere la parte più bassa della catena degli utilizzatori di pc, laptop e simili (quelli che a mala pena ricordano come si accende e spegne, per intenderci) e andiamo direttamente a come una persona normale risolve la cosa e come (magari, ma mi viene da dire con molte probabilità) la risoluzione è schifosamente semplice.

Il problema era semplice.
Avevo la mia ADSL perfettamente funzionante, ma non mi si caricavano le pagine. Ero riuscita ad accedere alla posta, ma non scaricare. Se chiedevo di accedere anche soltanto a Bloggher, il risultato era catastrofico.
La connessione NON funzionava manco a prendere un martello e minacciare il computer.

La prima cosa da fare, a logica, era controllare la connessione. Personalmente, l'ho controllata quattro volte, ma andava benissimo: vedevo anche che il mio cellulare ne usufruiva le prestazioni senza problemi.
Cosa ho fatto allora?
Avviato la diagnostica del sistema. Qualcosa sembrava non volerlo risolvere e qualcos'altro ha risolto.
E' finito che la cosa che aveva risolto era inutile.
Mi chiedevano di controllare proxy e firewall... Ci ho provato, nulla. A parte che ti dicevano di fare un procedimento assurdo e magari del tutto sbagliato per il tipo di Windows che uno sta utilizzando (che poi si risolve spegnendo per 10 minuti l'antivirus e vedere se si caricano le pagine), il risultato non è cambiato. Personalmente ho anche fatto andare la "scansione intelligente" che sembra aver rilevato qualcosa, risolto qualcos'altro, ma alla fine non è andata lo stesso..

L'unico modo che conosco io in alternativa è questo: cerca su google.
Purtroppo per me è un ginepraio assurdo. c'è chi parla di protocolli e indirizzi IP da cambiare. Alcuni ti dicono di usare quello di Google perchè è più veloce e...
Roba da Nerd.
Io lo sono rispetto al 90% della popolazione normale, ma sono di quel 1% di Nerd che anche se è definito così, non lo è davvero. Perchè come tutti gli altri: a me basta che navighi e visto che per me il mio IP va benissimo, cazzo me ne frega dell'IP di Google? Non soffro di crisi da prestazione. Sono una che vuole solo che io possa entrare dei miei 4 siti confort! O entrare su skype per sentire qualche amico che altrimenti non sento. E se voglio passare il tempo... magari faccio altro. Ho poche pretese, col pc.
Tornando a loro: purtroppo non davano davvero delle soluzioni, come se dirlo bastasse per far capire cosa fare.
Un paio soli hanno vagamente aiutato dicendo i procedimenti da fare con la maschera di comando e solo uno ha avuto l'accortezza di dare delle indicazioni quando serviva entrare nelle Connessioni Rete per cambiare l'indirizzo sever dsn automaticamente.Intendiamoci: quello della maschera di comando l' ho evitata chiudendo tutto prima che cambiassi davvero qualcosa (mi sembrava tutto troppo astruso, visto pure che non sapevo come cambiare gli indirizzi IP e non volevo rischiare) e l'altro... non ho trovato il modo per cambiare la Connessione di Rete.

Come è finita? Semplice. Pura botta di fortuna.
Quando non si connetteva (e io piangevo sangue dalle dita) mi è ricomparsa la pagina di google perchè l'indirizzo faticava a rispondere. Sì, quella che diceva di controllare proxy e firewall...
Avevo già un'altra volta aperto quella finestra, per vedere se c'era qualcosa che mi era sfuggito. Sicuramente è stato così, ma lo dico con il senno di poi. So che ho pensato: ma come può essere con Chrome, se ho problemi anche con Explorer (usato per vedere appunto se era un problema di solo Chrome)
Ero già entrata secondo quello che avevo letto nelle impostazioni di Chrome e poi in quelle avanzate, ma senza risultato.
Questa volta invece...
Come suggeriva sono andata nella sezione Rete: "Google Chrome sta utilizzando le impostazioni proxy di sistema del computer per connettersi alla rete." dove dovevo modificare le impostazioni del Proxy.
Perchè sì: a quanto pare era quello il problema.
Solo che mentre Chrome mi diceva di disattivare il server proxy per le impostazioni LAN (Dopo aver aperto la finestra dedicata delle Impostazioni LAN), io invece l'ho attivata.

Risultato?
Sto riscrivendo!
Mi spiace ragazzi, vi tocca.

Tutto questo per dire: non serve essere dei geni, sapere cosa sono server dsn o entrare dennla maschera dei comandi.
A volte basta solo capire cosa ti stanno dicendo, senza davvero comprenderne il significato.

Perchè la maggior parte delle volte, non serve chiamare un perito informatico o aspettarsi un hackeraggio della NASA, anche se non si sa come è potuto succedere.

martedì 27 giugno 2017

Estate, misteri lontani da noi, nella Baviera rinascimentale con la Figlia del Boia

Con l'arrivo dell'estate, la mente stressata e stanca cerca sempre, forse più che mai, il modo per svagarsi e quando è in vacanza vuole evadere in mondi che non ci appartengono, per tempo, luoghi e, perché no, mistero. Non vogliamo necessariamente il resoconto di squarti e torture, ma vogliamo un bel mistero, finto, dove possiamo correre pericoli rimanendo fermi senza soccombere noi stessi al caldo.
Il caldo che da alla testa e fa essere più vicino alla violenza, forse più essere esorcizzato davvero, accanto a un buon libro, magari dove bisogna risolvere enigmi, salvare persone da morte certa, scoprire l'assassino...
Io sono dell'idea che l'estate sia infatti o il periodo perfetto per leggere un bel giallo, oppure un bel libro giapponese.
Sarà per quello che, con tutto il caldo che è arrivato a preannunciare l'estate, l'ultima volta che sono entrata in libreria, oltre al regalo di compleanno per un'amica sono uscita con due regali per me: La figlia del Boia  e Il ristorante dell'amore di Ritrovato (prestato a mia madre, non amante di saggi, storie a sfondo storico e lettrice di Sveva Casati Modigliani che "racconta storie lunghe una vita").

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Li presi entrambi per due motivi: il primo perchè ero curiosa di vedere come scriveva un tedesco un giallo storico nella sua terra e come questa venisse dipinta e l'altro perchè ero curiosa di vedere come una storia che di solito piace a mia madre veniva interpretata da qualcuno della cultura del Sol Levante, immaginandolo molto più apprezzabile di come io reputo quel genere di letteratura scritta da noi. Sì, i giapponesi hanno un modo di raccontare e di esprimersi che evita certi leziosi meccanismi ipocriti e falsi (lo so che sono sinonimi, ma hanno sfumature diverse) che vengono invece vomitati nella letteratura giapponese.

Ed è della Figlia del Boia di cui voglio parlare. 

La figlia del boia di Oliver Pötzsch è un ottimo esempio di giallo rinascimentale (in questo caso tedesco). 

Opera prima dell'autore, la storia, con qualche scivolone neanche tanto grande ma assolutamente facile da veder superato, è un ottimo esempio di giallo a sfondo storico.
Ambientato nella città di Schongau, Baviera, la morte misteriosa di un bambino da inizio a un'assurda (sicuramente - forse- per i giorni nostri) caccia alle streghe che vede come seconda vittima la levatrice della città: Martha Stechlin con cui il bambino era solito rimanere assieme ad altri orfanelli, in quanto unica figura femminile e amorevole che dava loro attenzione.
Ad avvalorare la tesi della stregoneria abbiamo un segno che fin da subito è legato alla magia.
Il boia, Jacon Kuisl, e il medico, Simon Fronwieser, della città non sono però convinti della colpevolezza della donna e cercano di salvarla, affrontando le voci, le dicerie e le paure della gente del posto.
Nella storia poi va a delinearsi una terza protagonista, una voce femminile, quella della figlia del boia, la Madfalena che aiuterà i due uomini a scoprire quale è la verità, mentre gli eventi precipitano sempre.
Personalmente, da amante dei libri di Ellis Peters, brevi e comunque completi, non ho trovato nulla di recriminabile sulla lunga e dettagliata storia che invece ha scritto Pötzsch. L'autore tedesco ha scritto di ottimi personaggi e dei bei dialoghi (anche se sono morta dal ridere quando c'è stata l'uscita "ma noi ci amiamo"). Ha voluto dare lustro ad alcune personalità, riscattandole, e anche parlare di un tema molto delicato per l'epoca e che per noi è quasi ammantato di qualcosa di davvero magico: la stregoneria, legato a doppio filo alla misoginia imperante nella società
Non si sofferma sull'amore per il truculento, ma piuttosto sulle reazioni della popolazione e dei singoli su quello che è l'argomento. Da chi si schifa a chi si appassiona.
Tutto quello che spinge i personaggi della storia ha un che di credibile e perfettamente comprensibile dal lettore che quindi partecipa in tutti gli aspetti della storia, dalla sete di giustizia, agli affetti, all'interesse personale, fino alla stessa paura; anche la sete di sangue di per sèénonché è alla passione per la tortura senza un vero motivo.
Personalmente l'ho trovato avvincente, tanto da non riuscire a staccarmi dalla storia. Personalmente l'avevo evitato in libreria per il titolo (visto le scottature che avevo ricevuto in passato sui libri con titoli del genere e quarte di copertina simili) ma poi mi sono fatta convincere dalla mia sete di narrativa che sta riaffiorando dopo che quella dei saggi è stata in parte soddisfatta. Volevo qualcosa che risultasse piacevole, senza avere troppe speranze e La figlia del boia è risultato essere un libro davvero sorprendente su questo punto di vista
Dico solo che, infatti, aspetterò la fine di luglio e mi comprerò La figlia del boia e il monaco neroo, per immergermi in un altro mistero della Baviera del XVII secolo senza però sensi di colpa visto le numerose cose che avrei dovuto fare invece di leggere. In questo caso ci saranno i Templari e i loro tesori: mi divertirò un mondo.

domenica 25 giugno 2017

La Fantascienza anni '80 in un ritorno alla grande!

Allora. Capiamoci.
Se sei nato negli anni '80 sei cresciuto con le stesse cose con cui sono cresciuta io: i Gunnies ed ET.

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Se sei nato negli anni '80, amerai Stranger Things



A parte per Danger & Dragons.
Io odio Danger & Dragons.


La storia è ambientata negli anni '80 in una piccola città dell'Indiana (poi è da capire perchè è tutto ambientato nell'Indiana). Praticamente sono i protagonisti dei Gunnies, molto più sfigati.
Dopo una giornata passata a giocare a uno dei più famosi giochi di ruolo del mondo, tornano a casa e Will Byers sparisce in circostanze misteriose.
Nello stesso momento compare una ragazzina della stessa età che, affamata, entra in una tavola calda e mentre mangia viene scoperta dal proprietario che, dopo averla presa, capisce di avere a che fare non tanto con una piccola delinquente, ma con una povera fuggiasca. Si preoccupa così di darle un rifugio e chiamare i servizi sociali. Gli sarà fatale. La piccola, Undici, è infatti fuggita in circostanze misteriose da una sede dell'esercito e ha poteri ESP, motivo per cui il Governo ha intenzione di fare di tutto per averla. Avere lei e nascondere il disastro che ha portato alla sua fuga.
Per sua fortuna, Undici riesce a sfuggire e incontra così i tre amici del disperso Will (Mike, Dustin e Lucas) che sono alla ricerca del loro migliore amico.
Undici trova così rifugio a casa di Mike, con il quale pian piano lega un'intensa amicizia, mentre tutto attorno a loro subisce le conseguenze e si ritrova ad essere il terreno di caccia di un mostro.
Mentre Undici "aiuta" i tre ragazzi a cercare il loro amico, infatti, il mostro risvegliato dalle azioni della ragazzina costretta dal Governo.
Mentre i ragazzini si dividono, riuniscono, litigano e macchinano alla ricerca del loro amico (pieno di citazioni che vanno dai supereroi ai giochi di ruolo), lo sceriffo Hopper indaga sui misteri che circondano la scomparsa del ragazzino, ricerche che sono ostacolate dal laboratorio Hawkins (il Governo) che inscena addirittura la morte del bambino. A non crederci però ci sono sia lui che la madre (un po' flippata) del ragazzo: Joyce.
Ad indagare ci sono anche il fratello maggiore di Will (Jonathan) e la sorella maggiore di Mike (Nancy) che sono i primi ad accorgersi della presenza del mostro (con tanto di crisi di coppia tra Nancy e il neo-fidanzatino-figo-di-turno-ma-io-preferisco-il-disadattato).

Il tutto perfettamente amalgamato. La storia è lineare e ben congegnata. Pure con momenti di comicità e di estrema intelligenza. 
I ragazzini sono molto ragazzini e gli adulti sono adorabilmente dei disadattati.
La storia è appassionante e i ragazzini brillano davvero di luce propria.
Questo così non fa fare troppi paralleli.
La storia infatti è una storia di avventura per ragazzi, con toni moto bui (forse un po' alla Alien, ad essere sincera, visto le fattezze del mostro) che rendono il telefilm appetibile sia per i ragazzini coraggiosi che con chi ha qualche pelo in più sullo stomaco (il che mi ricorda l'aneddoto assurdo dove ho sentito una ragazza quasi adolescente che diceva di avere un sacco di peli sul petto...
La storia infatti appassiona fino alla fine. E ti ritrovi spesso a saltare sulla sedia, non tanto per lo spavento, quanto più per urlare "Dai-Dai-DAI!!!"

Sul serio, lo consiglio.
E aspetto con ansia la seconda parte. Anche se temo non mi entusiasmerà come la prima visto che spesso si ha l'ansia da prestazione e si tende a esagerare.

lunedì 19 giugno 2017

Puskin

Sinceramente, detto tra noi. Non sono una grande amante delle storielle rosa.

Non sopporto le donnette che trovano l'amore nel primo amore.
Non sopporto chi torna con gli ex dopo terribili traguardi.
Non sopporto chi crede a scempiaggini tipo "sposo lei ma amo te" (questa citazione la metto dopo il conato di vomito che mi è venuto dopo una recente pubblicità di un certo sceneggiato spagnolo che sta piacendo tanto).

Diciamocelo: c'è così poco sentimento nella nostra vita reale che pure le pantomime vanno bene alla maggior parte delle persone.
Personalmente, però, se non c'è un vero pathos, dei veri moti che scombussolano la via delle persone (e la stronzetta turno NON è di certo tra questi), io non le reggo.

Poi c'è letteratura rosa e letteratura rosa.
Perché diciamocelo: Anna Karenina non è letteratura rosa, ma è Letteratura Rosa.
In effetti i grandi polpettoni russi di Toistoj ebbero un grande successo perché parlano di amore, guerre e infinite passioni. I russi si rivedono in Guerra e Pace, Anna Karenina tutte le donne dal matrimonio sbiadito, i fratelli Karamazov sono più appassionanti di Shamless o Gomorra, o qualunque altra roba della TV. Insomma: quando i russi decidono (ammetto che non conosco la letteratura russa contemporanea, quindi voglio dare loro il beneficio del dubbio e non mettere decidevano), la facevano piena di personalità appassionate e appassionanti.

Ma Toistoj è l'ultimo di un breve periodo florido per la letteratura russa. Né tanto meno lo era Dovstoevski (che per chi li conosce, è giusto che sappia che io mi trovo più incline a leggere quest'ultimo, per quanto non possa non dare meriti all'autore delle grandi epopee).
Periodo iniziato pochi decenni prima e che vede nel suo massimo esponente in un autore simile e lontanissimo dal conterraneo.
Sto parlando di Puskin.

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E io, lo ammetto, amo Puskin. Più di quanto non amerò mai Toistoj.

Di famiglia nobile, Aleksandr Sergeevič Puškin fu un poeta, saggista, scrittore e drammaturgo russo. Capirete che in quel periodo potevi essere tutto questo solo se eri di buona famiglia. E lui lo era. Era anche figlio d'arte, in un certo senso, avendo da parte di madre altri letterati.
Ma è lui che viene tutt'oggi considerato il fondatore della lingua letteraria russa contemporanea.
Sicuramente è un meraviglioso esponente del romanticismo russo.

Su consiglio di un'amica, tempo fa lessi, dell'Adelphi, La dama di picche e altri racconti.


Quelli dell'Adelphi ci tengono a rammentare che è una traduzione di Tommaso Landolfi. Chi è Landofli? Mi verrebbe da dire "guarda wikipedia come tutti noi i mortali", ma per ora basti sapere che è stato un grande letterato tanto che è considerato uno dei nostri maggiori autori contemporanei, anche se aveva uno stile forse un po' troppo ricercato per la massa italiana (scusa Gaber, ma ormai...). Probabilmente era grande davvero, anche perché, diciamocelo, un buon traduttore è fondamentale per cogliere l'essenza di un'opera, se non siamo così fortunati da parlare tutte le lingue del mondo.
Per sapere altro su Landolfi... guarda Wikipedia come noi i comuni mortali.

La Dama di Picche è di per se una storia di una grazia e una bellezza meravigliosa. Mi innamorai di Puskin leggendo i tre racconti presenti nel libro.
Da allora è sempre stato uno dei miei autori preferiti e non solo perché stimo enormemente chi è capace di scrivere dei bei racconti, ma anche perché quelle poche pagine erano appassionanti.
La dama di Picche, l'Uomo di posta ed Il fabbricante di bare sono tre gioielli.

Non credo, in effetti, che Puskin abbia mai scritto dei mattoni (per peso) del livello di Toistoj e fino alla Figlia del Capitano, non avevo mai pensato neanche che potesse piacermi come scrittore di romanzi.
Fors' anche perché non pensavo che ne avesse scritti. Intendiamoci: magari lo avrebbe fatto, se non fosse morto in maniera estremamente stupida (come lessi appunto nel libro dell'Adelphi in un bel testo, indovinate di chi? Sì, di Landolfi)

Poi ho trovato questo libo e, poltre ai tre racconti precedenti, lessi altri racconti e il romanzo La figlia del Capitano.

Questo libro, La figlia del Capitano e altri racconti, lo presi perché lo trovai per caso.
Era da tanto che cercavo qualcosa di Puskin, ma non riuscivo a trovare nulla.
Spesso le librerie sono crudeli con me.

Nei fatti, ogni racconto è palesemente figlio della Russia come è figlio della Russia l'opera di Toistoj. In più nel pieno stile romantico, dove passioni e l'onore sono al centro di ogni cosa.
Nel racconto Un colpo di pistola, abbiamo l'onore cavalleresco e l'amore romantico in un resoconto dalla storia di un uomo che aspetta anni prima della sua vendetta, creando un personaggio cupo e affascinante.
La Tormenta è invece la classica storiella d'amore con finale a sorpresa. Credo che sia una storia che col tempo è stata ripresa in mille versioni diverse, se non è lei stessa un rifacimento. Il classico innamoramento, matrimonio segreto, scambio di persona e lieto fine. Non è il massimo della narrazione, ma è leggero, piacevole, e irragionevolmente ottimista. 
Il fabbricante di barre è quasi una storia horror e onirica che sembra essere quasi ancestrale, riprendendo le storie oniriche e horror del loro tempo. Sì, sto pensando a Poe, solo che lui è precedente a Poe.
Il maestro di Posta mi ha fatto pensare. Già la prima volta che lo lessi mi fece pensare. Come la tormenta, questa è la classica storiella d'amore, se non raccontata da qualcun altro. La storia infatti è raccontata da qualcuno che è un mero visitatore che conosce il maestro di Posta e scopre della perdita della figlia. Ora, qui si vede che è una storia d'amore perché ha il lieto fine della figlia, ma sinceramente hai l'oblio dell'ignoranza dei fatti che rende la storia velata del romanticismo dell'immaginazione.
La contadina padrona. Altra storielle classica dove ci sono degli scambi di persona, dove la curiosità e l'innocenza femminile vengono un po' prese in giro dall'autore, ma ha creato una storiella divertente che che con il lieto fine e le giovani protagoniste femminili (sicuramente primo indirizzo delle sue opere) sono legate al filo logico di un sentimentalismo tipico a soddisfare un'immaginazione femminile addomesticata all'amore imbecille. Scusate, ma su questo scenario preferisco di più un'Anna Karenina che affronta il buon costume della società lasciando il marito per amore, piuttosto che le stupide ragazzine che vengono addomesticate agli maori leggeri. La passione della Karenina è viscerale, quello di Mar'ja, Dunja e Liza (servetta compresa) lo trovo solo di circostanza, avventato e troppo frivolo. E io neanche da bambina sono mai stata frivola. Di pro, sono spensierate, non si fanno condizionare da (inesistenti nella storia) opinioni e giudizi altrui e vivono appieno i loro sentimenti, il che comunque è apprezzabile.
Storia del villaggio di Goriuchino è un po' il riassunto generalizzato (e quasi allegorico) di quello che è successo a molti villaggi non solo Russi, ma un po' in tutto il mondo.
Personalmente, la mia preferita è sicuramente la Dama di picche che ha un che di onirico e oscuro dove Herman rimane soggiogato dall'idea di un segreto per vincere al gioco d'azzardo, che lo spinge ad agire d'azzardo e ne rimane scottato.
Si conclude con una piccola e dilettevole raccolta di racconti che sono ufficialmente messi nell'opera di un nobiluomo.

Poi c'è La figlia del capitano.
La figlia del capitano, tale , non è la vera protagonista della storia.
A parlare è Pëtr Andréevič Grinëv, il protagonista del romanzo, unico figlio di un nobile ufficiale a riposo che sin da prima della sua nascita è sergente della Guardia imperiale.
Quasi diciassettenne viene mandato dal padre al reggimento per cominciare davvero la sua carriera militare finendo quindi nella fortezza di Belogorsk, un villaggio disperso nella Russia sud orientale.
Nel viaggio incontrerà Zurin, un capitano di reggimento che gli vincerà 100 rubli, e un vagabondo che lo salverà dalla tempesta e a cui regalerò per simpatia e gratitudine un pellicciotto di coniglio (ignornado le proteste del suo attendente, Savél'ič).
Alla fortezza incontrerò quindi Maša, la figlia del capitano  Ivàn Kuz'imič e della moglie Vasìlisa e del quale ben presto si innamora.
La situazione poi precipita e possiamo dire che Grinëv riesce ad aver una buona quantità di fortuna, ma comunque meno di certi personaggi di romanzi militari/polizieschi dei nostri giorni. Anzi ha tutto sapore di altri tempi (in fondo lo erano, visto pure che è un racconto ambientato nella metà del '700 (e l'autore lo scrisse negli anni '30 nel secolo successivo ed entrambi sono ben lontani dai giorni nostri) ricordando in un certo senso I Tre Moschettieri (digli di una letteratura di avventura molto simile) ma che comunque tiene in sé una certa drammaticità e tensione emotiva. Una storia d'amore ben orchestrata all'interno di un conflitto dove alla fine i due innamorati altro non vogliono che il bene l'uno dell'altra.
Non so se c'è anche in altre edizioni, ma in quella del 2004 c'è un capitolo omesso dall'editore che da un senso ancora più amaro nella storia, con riflessioni intense da parte del protagonista.

Insomma.
Puskin come Toistoj scrive di storie d'amore, in fondo. Ma la differenza tra lui e i libricini rosa sono sono le tensioni che sa trattare nelle storie lunghe 200 pagine, come la leggerezza senza pretese e senza, per forza, profondità forzata nei personaggi, pur sapendo dare sempre delle suggestioni interessanti.

Sapeva di essere un bravo scrittore? Sicuramente. E sicuramente lo era.

giovedì 15 giugno 2017

Umani o non umani... questo è il telefilm!

Se qualcuno di voi ha guardato Merlin, sa che è una serie televisiva britannica che era partita con un ottima sceneggiatura per andare pian piano a degradarsi. La cosa buona che ha fatto è stata lanciare giovani attori quali Katie Mc Garth (Morgana), Colin Morgan (Merlino), James Bradley (Artù), mi spiace che non abbia fatto altrettanto con Angel Coulby (Gwen) ma probabilmente la repulsione per lo show e di riflesso per Ginevra, deve aver colpito anche lei che però è deliziosa, ma che comunque ci ha fatto lustrare gli occhi con quel bel figliolo di Eoin Macken e un Santiago Cabrera che ha interpretato uno dei ruoli peggiori che potevano affidargli (ma per lui era una kermesse).
E mentre la bella Katie si lancia in lavori americani, il suo connazionale (grazie Irlanda, sul serio!) si è messo a lavorare in una chicca.

Humans.
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Otto episodi per la prima stagione e una terza in programmazione.
lamiasolaopinione.blogspot.itLa storia è in verità un ramake. Ma diamo a Cesare ciò che è di Cesare: quando nel Regno Unito decidono di fare il ramake di una serie contemporanea di un'altra nazione, la fanno davvero bene.
In questo caso la Serie è Svedese, non è mai arrivata in Italia (PURTROPPO) e sicuramente è meritevole: da della spazzatura non riusciresti a produrre qualcosa di decente. Spero che un giorno riuscirò a ripigliarmi abbastanza per guardarla con i sottotitoli. Vorrei comunque far notare la mediocrità di chi compra solo le serie americane/britanniche da rifilarci.


Premessa. Qui sotto ci sono un "paio" di spoiler, quindi se non volete saperli, sappiate una cosa: se vi piace il genere fantascienza con Intelligenza Artificiale e Singolarità Tecnologica, dovete assolutamente vederlo.

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Humas, comunque, parla della - trita e ritrita - questione dell'intelligenza artificiale: da Blade Runner (ho visto cose che voi umani...) a... beh. Tutto: anche quei robottoni dei Trasformers, in fondo.
La storia è semplice: in un mondo dove i robot, qui chiamati Synth (sì, lo penso anche io: sembra un sacco il nome della voce dell' I-phon), vengono utilizzati sostituendo la bassa manovalanza: dalle prostitute ai lavori domestici. Non sono creature senzienti: sono umani senza esserlo. Con le solite leggi della robotica (Symov, dopo 75 anni, sai ancora come rompere le scatole), senza emozioni, senza opinioni...
Ed è allora che una famiglia, gli Hawkins, ne comprano una per aiutare in casa. Questa è la bellissima Anita (come la chiameranno loro). Questa Anita però sembra sin da subito strana agli occhi della diffidente Laura ( Katherine Parkinson), ma anche della figlia maggiore Sophie (Pixie Davis). Le due, ovviamente hanno ragione. Anita, in verità è Mia, un'androide senziente di 14 anni (la vita massima è di 4) che è stata presa, riprogrammata e venduta. Mia (Gemma Chan) faceva parte di una famiglia composta da 5 individui: Max, Leo Elster (figlio del loro creatore, più che umano un cyborg), Niska e Fred. Questi ultimi due sono stati presi come Mia e, mentre lui è finito a raccogliere verdura per poi essere catturato dai servizi segreti e lo scoprono senziente, Niska finisce in un bordello.
In parallelo ci viene mostrato soprattutto un altro personaggio, George Millican (William Hurt) ex collega del padre-creatore dei 4 Senzienti che, ormai anziano e semi-invalido tenta il tutto e per tutto di salvare il suo Synth, non tanto per quello che è, quanto per l'affezione che ha per lui e per quello che rappresenta. Un attaccamento meraviglioso, nonostante il suo Odi sia praticamente un rottame: paragonato alla vita umana era nel pieno della demenza senile.
Il rapimento dei tre, la scoperta di un Synth senziente e la ricerca della sua famiglia da parte dell'organizzazione che li produce e li vuole studiare e le vicende interpersonali della famiglia Hawkins (il cui nome ha un certo richiamo sonoro con il fiore all'occhiello del mondo scientifico britannico) e la ricerca dei vari membri di tutta al loro famiglia da parte di Leo e (un meraviglioso) Max, rende tutto estremamente coinvolgente.
Direi quasi che uno dei motivi per cui funziona questo telefilm è proprio perchè parlano di Androidi. Purtroppo se fossero umani non avrebbe la stessa presa perchè vorrebbero infilargli troppa drammaticità. Gli argomenti trattati però sono piuttosto palesi, come in tutti quelli sull'argomento: dal razzismo al commercio degli esseri umani, dal lavoro e le sue politiche alla concezione del diverso.

Ora veniamo alle critiche del generico.

Trovo certe sfumature un po' stridenti e generalizzate. Mia ad esempio la vestono sempre come un'operaia cinese, le acconciature sanno di anni '60 fin troppo spesso, soprattutto per le signorine. La bella bionda costretta a prostituirsi, oltre che palesemente originaria dell'Est Europa ha un nome altrettanto slavo. Credo sinceramente che potevano evitarlo, per quanto la voglia di rinfacciare ai telespettatori tutto questo c'era ed è intuibile. Personalmente potevano risparmiarselo, ma solo perchè è tutto molto palese.

Ora vediamo cosa dice la seconda stagione...


Viene palese il paragone con l'altro telefilm sull'Intelligenza Artificiale: Westword.

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L'argomento è infatti lo stesso e trattano le stesse cose quasi alla stessa maniera, ma i Synth sono più simili all'idea di I, Robot, piuttosto che Westword. E gli umani non vivono dei giochi di ruolo con loro se non nella normalità della vita dove non sono che oggetti dall'aspetto di persone, invece che le persone-oggetto della realtà.
Sono, comunque, entrambi due gran bei modi di trattare il tema: il primo alienandolo in un parco di divertimenti in tema FarWest, l'altro nella quotidianità.

giovedì 4 maggio 2017

Il perchè di un flop. Gotham e i suoi.

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Di recente ho visto che anche in America il telefilm Gotham sta riscuotendo poco successo tra il pubblico. Diminuiscono l'impatto parlando del problema legato a tutte le serie targate Fox.
Io non so quali siano le serie al momento che, come Gotham, siano dell'emittente, ma so perchè questa serie in particolare sta andando male.
Non è neanche tanto il fatto che sia la serie di Batman senza Batman, quanto ci sono tutti tranne lui e al suo posto hanno piazzato il commissario Gordon.
Se all'inizio tutto poteva sembrare più accettabile, mentre vanno avanti perdono il controllo nell'anima da fanwriter degli autori.
Si poteva accettare che Selina e Bruce se la intendessero sin da adolescenti e che perdessero pure la verginità assieme. Cosa che non hanno fatto perchè devono sembrare due sfigati entrambi, quando si sa che lo è solo lui.
Si poteva anche accettare che quello che è stato il miglior amico degli anni di scuola di Bruce e poi il pericolosissimo due facce sia di vent'anni più vecchio e già con disturbi da psicolabile.
Si poteva accettare una Ivy disadattata sin da piccola dalla famiglia disfunzionale, quando tutti sanno che era solo una nerd.

Si potevano accettare tante cose.
Sono state accettate tante cose.

Poi compaiono praticamente tutti i personaggi dei fumetti di Batman a cazzo. Senza alcuna logica e Gordon, seriamente, fa Bruce/Batman.

Non si rasenta neanche il ridicolo, solo il grottesco.

Le fidanzate storiche di Bruce a cui lui nella millenaria storia dei fumetti è stato davvero legato diventano tutte una a una o anagraficamente irraggiungibili o solo dei fugaci flirt immaginari di un ragazzino.
Che magari andrebbe anche bene... se non fosse che accentuare solo la relazione con la donna latex con la frusta che gli fa le marchette per non finire in galera è quantomeno inverosimile.
Perchè nel corso degli ultimi anni è questa la fine che ha fatto Selina che qui, dall'immenso potenziale di ridisegnare il personaggio, l'hanno creata più che altro la pantomima di una ragazza fragile ma forte, ma in fondo sappiamo tutti che gli sceneggiatori americani, a livello dei nostri, non riescono a fare una donna veramente strutturata.
No, a onor del vero avevano creato un personaggio femminile davvero accattivante.
Fish Moony.
Fish Moony era l'esempio di quello che poteva essere il telefilm di Gotham ma non è stato.
Di cattivi della vecchia guardia, cattivi che non sono gli storici di Batman ma possiamo definirli "la generazione precedente", ce n'erano e potevano giocare su quelli: da Falcone a tutte le altre mafie organizzate: Helena Beltranelli, la Cacciatrice, nasce da una di quelle famiglie mafiose, tanto che porta orribili cicatrici (nella sua storia degli anni '90) che la segnano come vigilante.
Fish Moony poteva essere un altro personaggio delizioso e assolutamente nuovo che poteva segnare anche l'indipendenza delle donne di Gotham (intendiamoci: nel trailer - perchè quello ho visto - di Batman VS Superman, Bruce dice a Diana di aver già avuto a che fare con donne come lei, e per quanto lei non volesse, aveva ragione lui: tra Cat, Ivy e Talia, quelle originali, lui aveva a che fare con donne estremamente forti e fantastiche, poi tra una che ha sette vite, l'altra che è Madre Natura e una che ha i Pozzi di Lazzaro, oggettivamente: sono anche loro potenzialmente immortali).
Poi tolgono lei e invecchiano Ivy, senza poi farle veramente nulla.
Poi fanno diventare una coppia non coppia Selina e Bruce in modo grottesco senza che sviluppino un minimo la cosa aspettando che gli spettatori gradissero per forza.
Poi tutti i cattivi di Batman (tranne Azrael, e quella checca del Joker, ma mi sembrava il minimo) ce l'hanno con Gordon... questo è assurdo. 
Gli autori avrebbero dovuto fare un profondo respiro, guardarsi tutte le versioni del fumetto, soprattutto quelle che parlano dei personaggi più vecchi o della nascita dei personaggi principali (non sarebbe stato difficile, visto la quantità di infomazioni che ha internet) e decidere di glissare sulla loro personale versione della cosa a favore di una storia con una certa logica.
Purtroppo, senza Batman, non funziona Gotham mettendo solo tutti i suoi cattivi e Gordon non è un degno sostituto del Cavaliere Oscuro. Solo perchè metti un protagonista che non se la fa con le donne per uno o l'altro motivo e che in prims è sfigato, non è abbastanza.
Che poi è stato sposato due volte... potevano evitare di far diventare la prima moglie una psicotica e lui che poi si scopa (per poi diventare un amore non amore) la dottoressa che in effetti è piuttosto importante per Bruce, per poi farsi una fidanzata storica del milionario (ma ora dicono che è "una parente"). Evitare scimmiottate sentimentali così banali sarebbe stato meglio.
Ed è inutile mettere parenti che compaiono come funghi misteriosi. Usate quelli malati di Bruce che gli rovinano la società, piuttosto.
Il bello di Batman è che è un uomo, usate un uomo per esaltare la tragicità di Gotham.
Tra l'altro Gotham è la Casa di molti personaggi/supereroi pre Batman: dal primo Lanterna Verde dai colori improponibili che divenne davvero il super eroe di un giovane Bruce, alla prima Balck Canary, per non parlare di tutti gli altri mille personaggi che potevano davvero fare la loro figura di ispirazione e fascino.
Ci poteva stare: una giovane Cat affascianta da una Dinah Drake combattiva e femminista, un Alan Scott rivisitato che da i primi rudimenti di idealismo a un affranto Bruce Wayne che così potrebbe davvero vedere il modo diverso di combattere il crimine: quello di Green Lantern e quello di Gordon.
Prendi tutti i supereroi definiti Golden Age e piazzali lì insieme ai loro super cattivi, piuttosto.
Ma non pensare di fare Batman senza Batman. Gotham è il grande amore di Batman? Sì: ma fa vedere questo amore tragico seriamente: fa vedere cosa succede nella città che combatte se stessa.
Fammi vedere la maledizione della città malvagia, nata già maledetta, piuttosto. Ma non trasformarmi Gordon in Batman senza riuscirci davvero.

Sul serio, FOX: tanta potenzialità messa a puttane.
Non potevate fare Barman? Potevate fare comunque mille volte meglio.

Io stessa che sopporto SOLO Batman dei vostri personaggi, non riesco davvero a continuare a guardarlo per intero. Quasi a confermarmi che non devo continuare a smettere di guardare le vostre fanfiction animate. Per lo meno fino a quando non mi rimettete Talia nella giusta posizione e soprattutto non fate arrivare il mio piccolo Damian, che mi stanno abbassando tantissimo nel Rebirth per fare fighi gli altri, e li odio per questo, ma lui è sempre il piccolo D.

L'esempio di successo, e ne rimango sempre allibita, è Arrow.
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Parliamoci chiaro. Arrow fa schifo, ma ha il giusto grado di ogni cosa. E per gli amanti del genere è quello che ci vuole.
Soprattutto, gli autori, non potendo fare Batman, hanno preso il personaggio più vicino all'eroe Incappucciato, che a suo tempo fu creato sulla sua falsa riga, e ne hanno fatto una versione in verde. Tanto che ora persino Talia è stata chiamata in causa (irritandomi notevolmente, ma ormai...) e, assurdo, piace. Giusto per ricordare che NESSUNO ricorda quelli di Freccia Verde.
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Ma se lo fai in nero con il cappuccio a punta, vedrai che è Batman...Ok, un Batman che uccide (o uccideva non so), ma quindi lo rende solo più appetibile agli occhi dei Nerd.
Arrow perderebbe l'appeal se fosse più simile al fumetto? Non credo o non esisterebbe da così tanto tempo: Arrow in sè è spregiudicato, affascinante, donnaiolo, pieno di ideali e ironico. Con Lanterna verde ha un che di gay, certo, ma...
La questione fondamentale sta qui: loro hanno saputo agire. La FOX ci ha provato e ha fallito. E bastava così poco... in primis evitare di mettere per forza i villan legati esclusivamente a Batman.

martedì 2 maggio 2017

Basta con i perbenismi per non far arrabbiare una regione.

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Di recente il cellulare mi tirò fuori la recensione di "Di padre e in figlia", criticandolo per la brutta figura che fa fare ai Veneti che grazia a questa fiction è comprensibile che non vogliano più essere italiani. Spero che questo non sia vero, o meglio perdere che trovare qualcuno che si lamenta per così poco. 
Perché diciamocelo: allora che dovrebbero dire i lucani? O più restringendo: le lucane?
Ipocrite, bugiarde, cattive e maligne. 
Ammetto che non ho mai visto il telefilm "veneto" e mi spiace: lo dico con il cuore in mano perchè la Capotondi è la mia attrice italiana preferita, per lo meno della mia generazione: ci passiamo che 5 anni.
Ma parla di un padre padrone della metà degli anni '50 e del tentativo di emancipazione femminile in puro boom economico e l'inizio della consapevolezza che noi donna non apparteniamo a nessuno fuorché a noi stesse. 
Che orrore! Non sapevano quelli della fiction che c'è un vademecum dell'emancipazione femminile? Come le orripilate perbeniste dove il padre è un uomo probo e onesto che incoraggia la figlia sessantottina e anticonformista e che non fa una scenata di gelosia per la moglie che lavora e la nonnina che sta a casa imapra in una settimana a leggere? 
No perchè è assurdo e grottesco pensare che quelli fossero "gli anni d'oro" del novecento italiano.
E poi tacere per non offendere nessuno.
Non parla di veneti, parla di italiani. Dell'Italia di quel periodo. Eccheccazzo.
Da qui, mi ripeto: cosa dovrebbero dire la materane? Che sono delle matarrese (ammetto che ignoro se "matarresi" sia un plurale unisex)? Senza contare che non parliamo di un periodo dove il bigottismo faceva da padrone e un prete poteva decidere di non sposare una coppia di findanzati perchè lui dichiaratamnte comunista, dove era difficile fare più della quinta elementare e i bambini lavoravano come gli adulti (mio padre in primis), ma nei giorni nostri, dove certi preconcetti sessisti ci illudiamo di averli superati?

Perchè sì: il commento che farò riguarda in verità Sorelle.
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Spero sinceramente che i materani abbiano colto l'occasione, visto quanto è bella la loro città, di uscire di casa a guardarselo, come i napoletani hanno fatto dopo l'ennesima fiction poliziesca partenopea che aveva di buono il poter far vedere le bellissime perle della città porto.
Matera è incantevole fino alla fine, di una bellezza che solo lei può avere.
Per il resto, la storia ha delle belle perle e degli orribili scivoloni.
Abbiamo Chiara, avvocato di successo a Roma, che rappresenta quello che a quanto pare dovrebbero essere tutte le donne affermate: di successo, intelligente, buona, forte nel difendere la famiglia che però non perde tempo a piegarsi a novanta davanti all'ex che a suo tempo l'ha tradita ripetutamente con la sua sorellina e che l'ha sposata. Perchè si sa "doveva sposarlo lei". Sti cazzi.
E alla fine fa pure la scemata all'americana in cui finisce lei in sala parto con l'amica? Pigliate per il culo?! E gli sceneggiatori potrebbero evitare di inculcare che questa è l'unica soluzione che una donna può volere?
Poi c'è la sorella Elena, morta, su cui si concentra tutto.
Antonia è la madre. Una donna che a suo tempo era "libera e felice" tanto da farsi il capo e poi mollarlo, non dopo essere colto in flagrante dalla moglie. E che da allora fa di tutto per rovinare la vita all'altra, quando semplicemente avrebbe dovuto evirare il marito.
Nel contempo quindi tutte le persone che circondano la famiglia colpita dal lutto sono dei gretti e meschini individui, delle malelingue di bassa lega che danno alle donne della famiglia i peggiori insulti che non riescono a fermarsi neanche davanti alla morte: in fondo se è morta, la zoccola, un motivo c'è, giusto?
Poi c'è il classico innamorato segreto sfigato, Daniele, che poi non capisco né perché non se l'è già fatto (buttalo via, il figliolo), né com'è possibile che le sue battute brillanti che gli hanno messo in bocca poi mi fanno altri patetici dialoghi che rasentano la pantomima della peggior specie.

Trovo incredibilmente orrido che il personaggio di Chiara sia finito in un cliché dei più banali.
Le scene dei sogni erotici e simili le ho trovate irritanti e irrilevanti, del tutto superflue se non per far abbassare il livello dell'intelligenza di Chiara ai livelli di una verginella, come del resto il fatto che lei per forza dovrebbe cedere al suo ex amore.
Donne di tutta Italia: se un uomo è ex, un motivo c'è. Sceneggiatori? Evitare queste puttantate sarebbe meglio: magari diventerete bravini e uscirete dall'anonimato.

I bambini... da un lato non ho molto da dire sugli attori bambini, a parte che possono migliorare, ma di certo ho visto di peggio dagli adulti. Anzi, in complesso posso pure dire che non mi dispiaciuti. D'altro avviso sono gli sceneggiatori: la prossima volta evitino di metterne così tanti: non li sanno far parlare. Forse se gli sceneggiatori avessero messo loro in bocca parole migliori, li avrei anche definiti bravi.

La cosa bella, devo dire, è il finale. Ormai avevo deciso di odiare definitivamente la serie, se non per il panorama, poi si è scoperto chi è l'assassino, giusto per dire che, in fondo, chi fa il suo lavoro forse non è meno intelligente della protagonista che, proprio perché donna, vede le cose con i cuoricini. E che non necessariamente la protagonista ci azzecca.
Perchè la realtà è quella che è. Anche se per me dovevano essere più incisivi nel mostrare la realtà che si scontra con l'ottusità della protagonista
Sarebbe andata bene comunque non giustificare i suoi errori di giudizio dovuti all'ormone. O l'orologio biologico.
L'ultima scena manco la considero, perché ha rasentato il patetico.


Sì ho salvato poche cose:
  • Matera (ma era ovvio)
  • Anna Valle, che mi ha fatto sopportare tutto il melodramma. Ha avuto dei momenti bellissimi, come dei momenti orripilanti
  • Irene Ferri, a cui hanno dato un ruolo disgraziato, ma lo ha portato bene avanti
  • Alessio Vassallo, che mi è davvero piaciuto sia per la quasi naturalezza recitativa, sia per le battute che gli hanno dato e che giocavano perfettamente con l'ipocrisia della gente



Non si salvano:
  • Loretta Goggi: da una donna di quel talento, mi aspettavo di più
  • Giorgio Marchesi: non c'è stato un momento in cui mi è piaciuto. Va a fare un corso serio di recitazione. Persino la Morariu è stata più brava e l'unica cosa che ha fatto è recitare ridendo (che non è recitare).
  • Nando Irene, non perché lui sia stato malvagio. In verità è perché ha rappresentato più di tutte l'italiano medio e temo che sia stato così naturale semplicemente perché ha interpretato.


Per tutti gli altri... mi astengo.

Conclusione?
Bello da vedere una volta, ma non farei il bis.